domenica 3 luglio 2011

La crisi dei rifiuti #1 - vivere la crisi in prima persona

Mi appresto a scrivere questo post con la capacità argomentativa propria di chi ha potuto riposare le necessarie otto ore a notte per almeno una settimana. In breve: i miei vicini sono in vacanza. Il che vuol dire che non c'è nessuna nonna con la tosse cronica a tenermi sveglia fino alle 4 e nessuna bambina pestifera che inizia ad urlare alle 5. Ed io, finalmente, dormo!
Così, col cervello funzionante più di quanto non abbia fatto negli ultimi 12 mesi, ho deciso di affrontare l'argomento controverso per eccellenza, la questione rifiuti, spalmandolo addirittura in tre o quattro lunghissimi post.
So che bisogna sempre documentarsi prima di scrivere qualcosa, se non altro per non esporsi volontariamente agli insulti di certi troll, senza avere la capacità di rispondere. Esistono, però, cose che si sanno, semplicemente; dati di fatto che nessun cittadino comune ha la possibilità di controllare e che, nonostante tutto, sono così evidenti da essere innegabili. Li si assorbe vivendo, senza bisogno di prove o documentazioni. Io spero di riuscire a mantenermi nell'ambito del dimostrabile, ma non escludo che possano scapparmi affermazioni non documentabili, che do per scontate e che per altri potrebbero sembrare assurde. Ad esempio: cosa mi porta a dirvi che la gelateria sotto casa mia è gestita da camorristi? Ho forse la possibilità di dimostrarvelo? Vanno in giro con la scritta "camorra" stampata sulla fronte? Eppure, il solo fatto che siano riusciti ad aprire una pizzeria, una salumeria, una gelateria, una tabaccheria, un negozio di giocattoli ed una cioccolateria partendo dal nulla è sospetto. Che di tutti questi negozi solo due siano realmente attivi, ma tutti gli altri rimangano aperti a dispetto di ogni legge di mercato, non fa che confermare le mie ipotesi. Eppure, fino alla condanna di un tribunale, quelli sono onesti cittadini, esattamente come me, e le mie sono solo illazioni. Seguendo questo ragionamento, a Napoli la camorra non esiste.
I rifiuti, dunque. La prima domanda che tutti (o almeno tutti quelli che non vivono a Napoli) si pongono è, ovvia e banale, perchè i cittadini non fanno niente per cambiare la situazione? Allora, proviamo ad arrivarci insieme. Immaginate di uscire di casa per buttare la spazzatura. Il bidone è pieno, ma voi lanciate il sacchetto sul cumulo, perchè avete la certezza che verrà svuotato a breve. Il giorno dopo, però, il bidone è ancora pieno e la vaga conoscenza che avete delle leggi della fisica vi suggerisce che non sia una buona idea provare nuovamente l'atletico lancio sul cumulo. A questo punto, ci troviamo davanti al primo bivio: cosa fate? Riportate il sacchetto in casa, ripromettendovi di buttarlo quando il bidone sarà vuoto, oppure lo lasciate per terra, accanto al bidone, perchè in fondo sempre di spazzatura si tratta? Nell'ultimo caso, avete risolto il vostro problema serale e ve ne tornate a casa soddisfatti di aver compiuto il vostro dovere di bravi cittadini; nel primo caso, rimandate tutto di un giorno. Comunque, sia che i sacchetti si accumulino sul pavimento di casa vostra, sia che si accumulino sul marciapiede, il problema continua a ripresentarsi giorno dopo giorno, finchè non vi stancate di accumulare e decidete di spostarvi in un'altra zona della città. Perchè, diamine, ci sarà pure un bidone vuoto in tutta la città! Invece girate per ore col vostro sacchetto in macchina -ormai avete fatto amicizia, lo chiamate Gennaro e quasi vi dispiace buttarlo- fino a rassegnarvi all'idea che, no, in tutta la città non c'è un solo bidone vuoto. O mezzo vuoto. O pieno fino all'orlo. Ovunque guardiate, le strade sono piene di cassonetti straripanti. Il che vi impedisce, sempre per le su citate leggi della fisica, perfino il lancio sul cumulo. Anzi, iniziate a notare che sempre più persone considerano valida l'opzione "lascia il sacchetto per terra accanto al bidone, perchè tanto il netturbino non è scemo e capisce che quella è spazzatura, anche se non sta dentro al cassonetto"; in un paio di giorni vi sorprendete a trovarla altrettanto valida, dal momento che Gennaro sta figliando allegramente sul pavimento del vostro balcone. Balcone, sì, perchè nel frattempo quel sacchetto ha sviluppato una buona dose di vita all'interno, ed è tutta vita puzzolente in crescita esponenziale. E siccome le strade sono già piene e una decina dei figli di Gennaro non faranno certo la differenza, ecco che tutta l'allegra famigliola finisce per strada. Letteralmente, dal momento che non è possibile distunguere la montagna di spazzatura che sovrasta un bidone dalla montagna di spazzatura senza il bidone sotto. Le forme di vita all'interno del sacchetto portano alla nascita di altre forme di vita, all'esterno, molto meno microscopiche e molto più pericolose, e vi ritrovate a camminare su un tappeto di scarafaggi, coi topi che vi sfrecciano fra le gambe.
A questo punto, cosa fareste? Ci sono un sacco di stronzi che riempiono i loro blog con discorsi sulla "responsabilità del cittadino", un sacco di politici che urlano con la loro mezza bocca che i napoletani se la sono cercata, che vogliono vivere così, che sono sporchi e hanno l'abitudine di buttare la spazzatura in giro, attribuendo al comportamento individuale la colpa della crisi. Ma siamo seri! Chi mai vorrebbe vivere in una situazione del genere? Chi vorrebbe ritrovarsi a camminare in una discarica a cielo aperto? Solo un leghista uno stronzo senza cervello, una bestia disumana, una merda deambulante potrebbe pensare che ai cittadini vada bene vivere in un simile degrado.
Reagire, dunque. Sì, ma come? Non si può evitare di produrre spazzatura. Si potrebbe differenziare, è vero. Ma durante la "crisi", quando perfino le buche per strada diventano un luogo di deposito, non si distingue più tra un cassonetto e una campana per il vetro, e così anche i bidoni della differenziata sono sepolti dalla spazzatura. Non solo: siccome i cittadini riempiono le campane per plastica, carta e vetro con la spazzatura comune, nella speranza che almeno quelle vengano svuotate, le ditte incaricate della differenziata non possono più fare il loro lavoro e diventa, di fatto, impossibile differenziare.
Scartando dunque questa ipotesi, cosa si può fare? Portare i rifiuti in un altro paese? In fondo, Napoli è circondata da altri paesini. Non si dovrebbe nemmeno andare lontano. Ma anche questo è impossibile. Tutti i paesi della zona, fino a Caserta, sono altrettanto pieni di spazzatura. E così vi trovate con le spalle al muro, senza nessuna soluzione possibile: la monnezza non si può portare in nessun centro per lo smaltimento, non si può differenziare, non si può tenere in casa, ma non si può nemmeno sopportare per strada! E quindi, cosa fare?
Si può protestare, è vero, oppure rimanere in silenzio aspettando che passi, sopportando, giorno dopo giorno, la puzza, gli scarafaggi, i topi, le possibili infezioni. I negozi sono costretti a chiudere, i bambini non possono arrivare a scuola, strade a quattro corsie sono ridotte a sensi alternati, e tutti sono maledettamente impotenti. Riuscite anche solo ad immaginare cosa vuol dire vivere una situazione del genere? Il web è pieno di gente che, dalle loro casette pulite nelle loro città pulite, si riempiono la bocca di "sì, ma io avrei fatto". Cosa? COSA? Che cazzo pensate di poter fare?
Un gruppo di madri ha provato a ribellarsi. Hanno bloccato strade, manifestato, urlato, fatto quanto più casino quattro povere disgraziate possano fare. Cosa hanno ottenuto? La camorra ha strumentalizzato le loro proteste, il paese le ha abbandonate e si sono ritrovate da sole contro l'esercito. Non hanno impedito loro di manifestare, ma hanno tolto ogni valore alle loro parole, le hanno denigrate, le hanno accusate di qualsiasi nefandezza e la loro disperazione è stata trasformata, nell'immaginario collettivo, in pazzia, in stupidità, addirittura in un tentativo di appoggiare la camorra. Che senso avrebbe, a questo punto, protestare?
Quelle mamme urlavano al mondo che le scuole dei loro bambini sono troppo vicine alla discarica, che le loro famiglie stanno morendo, che i bambini stessi rischiano la vita. Quanti di voi, non vivendo a Napoli, hanno saputo qual era il vero scopo di questa protesta? E quanti, invece, hanno sentito o letto che quelle donne protestavano contro la discarica, impedendo di fatto la soluzione al problema della monnezza? Le cose non stavano così, ma che importa? Chi si prende il disturbo di arrivare fino a Napoli per ascoltare la voce di quelle donne che vedono morire i propri figli e che diventano involontariamente strumenti di propaganda in mano alla camorra e ai politici?
A questo punto vi rifaccio la domanda: siete circondati di rifiuti; la puzza è insopportabile; non riuscite a camminare per strada, nè a piedi nè in macchina; i vostri figli non possono arrivare a scuola; si parla sempre più spesso di epidemie, in particolar modo del colera, e l'ipotesi non vi sembra tanto fantasiosa; i topi salgono fino ai primi piani dei palazzi; avete scoperto che gli scarafaggi volano; qualcuno vi brucia puntualmente la spazzatura sotto casa, costringendo voi e la vostra famiglia a respirare ogni sera più diossina di quanta dovreste respirarne in una vita intera; nessuno ascolta le vostre proteste e se manifestate danneggiate solo altri cittadini nelle vostre stesse condizioni; la tv dice al mondo che siete un branco di bestie così stupide da non riuscire a buttare la spazzatura nei cassonetti, che tutto ciò vi sta bene, anzi, vi piace, che non volete accettare nessuna soluzione e preferite tenervi i rifiuti; la camorra ha tutta la situazione in pugno e non esiste nessuna forza politica in grado di opporsi. Cosa fate?
Ecco cosa vuol dire vivere la crisi dei rifiuti. Lo scrivo ora che De Magistris ci ha portato una speranza di cambiamento, perchè non mi è mai piaciuta l'idea di lamentarmi di una situazione in stallo. Voglio poter raccontare un cambiamento, una rinascita.

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