Vado via perchè... #1
Oggi Monaco è completamente ricoperta di neve. Chissenefrega, direte voi. Il problema è che io, dopo la mia vacanza, ci ho lasciato il cuore, a Monaco. Quando sono stata lì mi è capitato spesso di svegliarmi piangendo all'idea di dover tornare a Napoli. Ed ora che sono tornata a "casa", mi sveglio spesso piangendo all'idea di non essere più a Monaco.
E a me la Germania nemmeno piace!
Come promesso, a Francesca ma soprattutto a me stessa, ecco la lista dei motivi per cui voglio andarmene da Napoli, che ricorda vagamente i "vado/resto" di Saviano e Fazio, con la differenza che io non resterei qui per niente al mondo. D'altra parte, l'ho già scritto una volta: lui è Saviano, io non sono nessuno, lui ha il coraggio di lottare e rimanere, io me ne scappo vigliaccamente in un posto dove non sarò costretta a lottare.
La mia lista si può dividere in due diversi elenchi: i motivi per cui la sopravvivenza stessa, mia e dei miei cari, è a rischio a Napoli e i "capricci", le piccole incompatibilità culturali per cui io non vivo bene qui.
Nell'elenco di cose che non mi permettono di vivere bene qui ci vanno sicuramente l'inquinamento, i rifiuti, la totale disorganizzazione, l'assoluta mancanza di regole.
Prima di tutto, ovviamente, a Napoli sento la mancanza dell'acqua. Acqua calda in inverno, acqua corrente in estate, acqua potabile per cucinare... prima o poi mi ridurrò come Paperone, sul tetto a riempire secchi d'acqua piovana. Anzi, nemmeno quella, visto che Napoli è la città europea col maggior inquinamento da biossido d'azoto, l'agente inquinante responsabile delle piogge acide.
Arrivando dunque all'inquinamento, oltre a quello ufficialmente registrato e denunciato, esiste un inquinamento da rifiuti tossici di cui sono in pochi a parlare. Dal momento che lo smaltimento dei rifiuti è completamente in mano alla camorra, le discariche non sono certo a norma e può capitare facilmente che i palazzi siano costruiti con amianto "riciclato" o che il terreno sia contaminato da metalli pesanti. Non a caso io ho avuto il primo tumore a 13 anni, mentre una mia cara amica ne stava morendo a 18.
Veniamo quindi alla famigerata "emergenza rifiuti". Mi ero ripromessa di non parlarne, ma visto che mi trovo costretta a metterla nell'elenco, ne approfitto per fare una piccola digressione.
A tutti quelli che pensano che Napoli si trovi sepolta dai rifiuti per colpa della sinistra, perchè i napoletani sono sporchi, perchè non sanno gestirsi, perchè sono così stupidi che non sanno portare la spazzatura fino ai bidoni, perchè non capiscono che aprendo una nuova discarica risolverebbero il problema: andate a fanculo. Innanzitutto perchè non avete capito un cazzo, ma anche perchè sparate sentenze senza documentarvi e vi permettete di giudicarci in base a stupidissimi luoghi comuni. Vi auguro di trovarvi nella stessa situazione, di vedere i vostri bambini che muoiono di cancro e leucemia senza nemmeno sapere il perchè, di dovervi chiedere ogni volta che mangiate "quella che ho davanti è sanissima verdura o è veleno?", di dover subire i giudizi di gente stupida come voi, di dover guardare, impotenti, come la criminalità organizzata distrugge le vostre vite e di essere costretti, nonostante tutto, a tirare avanti. Non vi concedo nemmeno il suicidio. Stronzi come voi devono soffrire fino all'ultimo respiro.
Tornando a noi, la spazzatura è uno dei motivi per cui vivere a Napoli è diventato impossibile. Infine, tra i motivi seri per cui vorrei scappare da qui, c'è la completa mancanza di organizzazione. Proprio qualche giorno fa ho avuto una piccola incomprensione linguistica con una mia amica di Asti. Ho usato l'espressione "a mazzo", che evidentemente è dialettale, per dirle che non riesco ad usare il nuovo msn. Bene, credo che in quell'espressione sia espresso perfettamente lo stile di vita partenopeo. Qui, ma penso anche altrove in Italia, "mazzo" vuol dire "culo", che a sua volta è utilizzato come termine per "fortuna" - sarà capitato a tutti dire "che culo!" invece di "che fortuna!". La mia vita va avanti a fortuna; anche Pino Daniele, in una famosissima canzone, diceva "e ognuno aspetta 'a ciorta" (che è un altro termine per destino). Ogni mattina, quando mi sveglio, devo avere la fortuna di trovare l'acqua per lavarmi, devo avere la fortuna di trovare il bus che mi porta all'università, devo avere la fortuna di trovare il prof in aula, devo avere la fortuna di tornare a casa in meno di 3 ore... qui non esiste il diritto, esiste la ciorta. E, a proposito di bus, a Napoli non esistono orari per i bus. Anzi, non esistono proprio i trasporti pubblici. La nuova metropolitana passa una volta ogni 10 minuti, che per gli standard partenopei è un miracolo, ma rispetto ai secondi di attesa di Monaco, Stoccarda o Londra, fa schifo. Comunque non è di questo che mi lamento. Io vivo a 12 km dall'università e devo svegliarmi alle 6.30 per arrivare in aula alle 9. Considerando che, quando faccio proprio tardissimo, esco di casa alle 7.30, impiego più di un'ora e mezza per fare 12 km, con una velocità media di 8 km/h. OTTO! Ma solo perchè mi accompagnano in auto fino alla metropolitana, altrimenti dovrei uscire alle 6.30. Sotto casa mia i pullman passano in media una volta ogni 45 min; in media, perchè mi è capitato di aspettare anche due ore.
Devo avere fortuna per fare una visita medica, perchè l'ultima volta che ci ho provato il dottore è stato chiamato a soccorrere... sua moglie! La poverina, alla quale improvvisamente quanto inspiegabilmente si è spenta la macchina, ha chiesto aiuto al marito, il quale ha ritenuto giusto abbandonare i suoi pazienti in attesa (che avevano già pagato il ticket e si erano fatti mesi di fila per ottenere quella visita) con la scusa delle "urgenti visite a domicilio".
Devo aver fortuna quando mi reco ad un ufficio pubblico, perchè gli orari sono a discrezione dell'impiegato e può capitare che lui non abbia poi tanta voglia di lavorare e ti lasci morire in attesa.
Devo aver fortuna dopo la morte, perchè se non ho parenti che mi portano i fiori, il mio corpo viene buttato in una discarica da gente che poi si rivende il loculo. Sì, a Napoli devi essere fortunato anche da morto.
Per farla breve, io non ho diritti. Non ho diritto al lavoro, alla casa, alla salute. Qui si vive di favori e fortuna e non si hanno certezze. Ed è per questo che voglio andarmene: voglio vivere in un paese dove avere dei diritti e dei doveri, dove le cose funzionano veramente e non bisogna affrontare questo caos anche per le attività più semplici. Voglio un posto in cui far crescere i miei figli senza la paura di vederli morire da un momento all'altro, voglio avere la certezza che, se vengono calpestati i miei diritti, il problema diventa della comunità, e non rimane mio in quanto singolo.
Ecco, questo era il primo dei due elenchi. Al secondo ci penso domani.
Hai ragione, vai via. Subito... non te ne pentirai.
RispondiElimina